Il Gazzettino, 1 Maggio 2020
«Il margine per poter dialogare c’è ancora, ma finché le cose restano come stanno, la Femca Cisl non si siede al tavolo di discussione previsto per il 7 maggio e conferma la messa in mora della società». Così il segretario della Femca Cisl, Nicola Tassile, sintetizza la situazione che si è creata al Cafc, il Consorzio Aquedotto Friuli Centrale, ove a seguito della crisi generata dall’epidemia da Coronavirus è stato redatto un accordo per la gestione del lavoro, che è stato sottoscritto da Cgil e Uil, ma non dalla Cisl. «Un’azione intrapresa perché lo riteniamo troppo sbilanciato a favore dei soli interessi aziendali, con l’aggravante di dividere i lavoratori e di scaricare la situazione emergenziale sulle fasce più deboli e più esposte», spiega Tassile. Una settantina le persone interessate. Il testo prevede che «in cambio dell’anticipo a debito delle ferie maturande spiega il sindacalista -, il lavoratore sia obbligato a essere disponibile in qualsiasi momento l’azienda riterrà di chiamarlo, per il lavoro straordinario, per le prestazioni in reperibilità e per le attività al venerdì pomeriggio. Il recupero inizia proprio oggi e cesserà preferibilmente il 31dicembre. Con questo schema è davvero difficile capire come faranno i lavoratori a gestire le ferie per il periodo estivo e natalizio e, soprattutto, per le necessità personali». Sono diversi gli aspetti specifici che non convincono la Cisl, ma in generale «l’accordo crea palesi discriminazioni tra lavoratori sostiene l’esponente cislino -: chi utilizza lo smart working non solo non ha diritto all’indennità sostitutiva mensa, ma qualora il carico di lavoro non dovesse coprire l’orario contrattualmente previsto, quel lavoratore è obbligato, per la parte residua, all’utilizzo delle ferie».