A.C.
Messaggero Veneto, 29 APRILE 2020
«Un accordo troppo sbilanciato a favore dei soli interessi aziendali, con l’aggravante di dividere i lavoratori e di scaricare la situazione emergenziale sulle le fasce più deboli e più esposte». Sono le motivazioni che hanno spinto la Femca Cisl a non sottoscrivere l’accordo proposto dalla direzione del Cafc, a differenza di quanto fatto da Cgil e Uil.
«Si tratta di un documento costruito unicamente con i soldi di quei lavoratori che, a vario titolo, resteranno a casa – evidenzia la Cisl – ai quali viene imposto anche di rinunciare ai propri diritti, mentre l’azienda, pur avendo un utile netto di circa 11 milioni di euro, non rinuncia a nulla e non mette un euro di solidarietà. In cambio dell’anticipo a debito delle ferie maturande, il lavoratore è obbligato a essere disponibile in qualsiasi momento l’azienda riterrà di chiamarlo, compreso per il lavoro straordinario, per le prestazioni in reperibilità e per le attività di venerdì pomeriggio. Con questo schema è davvero difficile capire come faranno i lavoratori a gestire le ferie per il periodo estivo e natalizio e, soprattutto, per le necessità personali». Per la Femca Cisl l’accordo crea palesi discriminazioni tra lavoratori: «Chi utilizza lo smart working non solo non ha diritto all’indennità sostitutiva di mensa (sceso a 5,29 euro), ma qualora il carico di lavoro non dovesse coprire l’orario contrattualmente previsto, quel lavoratore è obbligato, per la parte residua, all’utilizzo delle ferie. È inutile sottolineare che chi lavora da casa lo fa utilizzando le utenze private e, in molti casi, anche il computer personale. Ma questi aspetti di umana sensibilità – chiude la Cisl – all’azienda non interessano». —